Imprese: saldo a -11mila nel I trimestre 2024

Tra gennaio e marzo 2024 il bilancio tra aperture e chiusure di attività economiche si è attestato a -10.951 unità, un valore più elevato rispetto allo stesso trimestre degli ultimi tre anni, ma ancora al di sotto della media dell’ultimo decennio (-14mila imprese).

Continua, dopo la frattura pandemica, il percorso di recupero della normalità all’anagrafe delle imprese italiane. Il saldo del trimestre riflette, da un lato, l’accelerazione delle cancellazioni, pari a 117.832, il 7,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2023, e dall’altro, una moderata crescita delle iscrizioni (106.881, il 5% in più dell’anno precedente).
Nel complesso, entrambi i flussi di aperture e chiusure di imprese restano comunque ancora al di sotto della media del periodo pre-pandemia.

A fine anno si concentra il numero di cessazioni

Nel valutare i dati del primo trimestre dell’anno è importante considerare che storicamente questo periodo registra di frequente saldi negativi, principalmente a causa del concentrarsi alla fine dell’anno di un elevato numero di cessazioni di attività.
Un fenomeno di natura tecnico-amministrativa che estende i propri effetti sugli archivi camerali anche nelle prime settimane del nuovo anno, influenzando il dato del primo trimestre.

Il bilancio di avvio dell’anno ha avuto maggiori ripercussioni soprattutto sulle imprese individuali, che hanno registrato una diminuzione di 15.755 unità rispetto alla fine di dicembre (-0,52%). La diminuzione delle società di persone è stata meno significativa in termini assoluti (- 6.352), ma superiore in termini relativi a quella delle imprese individuali (-0,74%). 
Nota positiva, seppur attenuata rispetto all’anno precedente, dalle società di capitali che hanno registrato una crescita di 12.112 unità (+0,65%).

Settori: più attività professionali meno commercianti

Durante il primo trimestre 2024, diversi settori hanno manifestato una crescita significativa, mentre altri hanno fatto segnare una riduzione del loro perimetro. Le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2.699 imprese, +1,09% vs dicembre 2023), insieme a quelle finanziarie (+694, +0,51%) e al noleggio e servizi di supporto alle imprese (+935 imprese, +0,43%), si sono distinte per un aumento della compagine imprenditoriale. 

Sul versante opposto, le riduzioni più apprezzabili nel numero di attività hanno riguardato il commercio (-9.998, -0,71%), l’agricoltura (-6.010, -0,85%) e la manifattura (-3.123, -0,61%).

Saldi negativi da Nord a Sud

Questi dati evidenziano sfide specifiche che tali settori stanno affrontando, forse dovute a cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, alle politiche agricole o, più in generale, all’impatto delle fluttuazioni economiche globali.

In termini territoriali, tutte e quattro le principali macro-ripartizioni hanno registrato saldi negativi, con il Centro che segnala l’arretramento più contenuto del trimestre (-0,11% contro la media di -0,18%) e il Sud e le Isole per la migliore tenuta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: -0,16% contro -0,15% dell’anno scorso.
Tra le regioni, solo Lazio e Basilicata hanno registrato un saldo positivo, rispettivamente di 993 e 32 imprese. Al contrario, Piemonte (-1.934 unità) e Veneto (-1.518) hanno sperimentato le riduzioni più sensibili in termini assoluti.

Internet of Things: nel 2023 cresce del +9% e sfiora i 9 miliardi di euro 

Secondo la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato italiano dell’Internet of Things nel 2023 raggiunge un valore di 8,9 miliardi di euro, (+9%), di cui la fetta più grande è rappresentata dalla Smart Car, con un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro (18% del totale).

Seguono le applicazioni IoT nel mondo utility (Smart Metering e Smart Asset Management, 1,38 miliardi, +1%), Smart Building (1,3 miliardi, -1%), Smart City (950 milioni, +15%), Smart Factory (905 milioni, +16%), Smart Home (810 milioni, + 5%), Smart Logistics (770 milioni, +8%), Smart Agricolture (570 milioni, +6%) e Smart Asset Management (330 milioni, +7%).
Nel 2023 sono stati installati altri 750.000 contatori gas connessi, l’87% del parco complessivo,1,7 milioni contatori elettrici di seconda generazione (71%), 850.000 contatori smart per l’acqua (17%).

I numeri degli oggetti connessi

Gli oggetti connessi attivi in Italia sono 140 milioni, poco più di 2,4 per abitante. Inoltre A fine 2023 si contano 41 milioni di connessioni IoT cellulari (+5% rispetto al 2022) e 100 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+17%).
Tra queste, una spinta importante arriva dalle reti LPWA (Low Power Wide Area) che passano da 2,4 milioni a 3 milioni di connessioni.

Parallelamente, l’offerta di soluzioni IoT continua a evolvere, con un numero crescente di aziende in grado di raccogliere grandi quantità di dati dagli oggetti connessi, grazie ai quali è possibile integrare l’offerta con nuovi servizi di valore.
Questo approccio ha un impatto diretto sui numeri del mercato: i servizi raggiungono quota 4 miliardi di euro (+14%).

“Sfruttare l’enorme potenziale dell’integrazione con l’AI”

Due grandi sfide che il mercato dovrà affrontare riguardano l’integrazione tra IoT e Intelligenza Artificiale e la sostenibilità.

“È infatti proprio grazie all’effettiva capacità di sfruttare l’enorme potenziale derivante dall’integrazione tra IoT e AI che si porranno le basi per lo sviluppo del mercato futuro, grazie a nuovi scenari di utilizzo e ai numerosi benefici derivanti dall’impiego di dispositivi sempre più intelligenti – afferma Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio -. Anche la sostenibilità è sempre più al centro dell’attenzione di imprese e cittadini, e l’IoT può giocare un ruolo importante”.

Lo stop agli incentivi rallenta l’industrial IoT

Nonostante la crescita del valore di mercato, nel 2023 si assiste a un rallentamento nel lancio di nuovi progetti Industrial IoT, con il 18% delle grandi aziende ha avviato progetti nel corso dell’ultimo anno rispetto al 31% del 2022 e al 21% del 2021.
Un calo imputabile soprattutto al dimezzamento degli incentivi, che ormai hanno un impatto diretto sull’avvio di nuovi progetti.

“A testimonianza di ciò – evidenzia Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio -, quasi la metà delle imprese (48%) ha attribuito un ruolo chiave agli incentivi nella decisione di attivare progettualità di Smart Factory in passato. Nel biennio 2024-25, grazie al nuovo Piano di Transizione 5.0 che prevede lo stanziamento di 6,3 miliardi di euro, ci si augura che questa tendenza potrà essere finalmente invertita”.

Outplacement: servono 4 mesi per trovare un nuovo lavoro

Le statistiche evidenziano che rispetto al 2022 è triplicato il numero di persone ricollocate attraverso un’attività autonoma, passate dal 10% al 30%.
Inoltre, si riduce il tempo medio di ricollocazione per chi ha perso il proprio lavoro e chiede un aiuto per ritrovarlo. Nel 2023 sono bastati 4 mesi per trovare un nuovo impiego, il 5% in meno rispetto all’anno precedente.

Ad affermarlo è l’ultimo report di Uomo e Impresa, la società di Outplacement del Gruppo Umana, che realizza annualmente un’indagine nazionale sul supporto individuale alla ricollocazione professionale, analizzando i profili delle persone coinvolte nelle attività di reinserimento lavorativo e consulenza di carriera.

Cala la ricollocazione a tempo indeterminato

Secondo il report, la ricollocazione con rapporti a tempo determinato è rimasta stabile, mentre è calata quella con contratti a tempo indeterminato. Gli uomini che hanno cercato un nuovo lavoro nel 2023 (56%) hanno superato le donne (44%), in controtendenza rispetto all’anno precedente. Inoltre, come spiegano gli specialisti di Outplacement e career coach di Uomo e Impresa, a essere ricollocati in maggior numero sono stati gli over 50, passati dal 53% al 59% del totale.

È poi cresciuto il numero degli under 40 (dal 15 al 18%), mentre sono diminuiti 40enni e 50enni che hanno cercato di reinserirsi nel mondo del lavoro, passati dal 32 al 23%.

L’identikit dei candidati

I candidati rivolti a Uomo e Impresa per riprendere l’attività lavorativa hanno perlopiù un’età matura e sono in prevalenza impiegati (40%), seguiti da dirigenti (26%), quadri (24%), operai (10%), provenienti soprattutto dall’Area Commerciale/Marketing (29%), ICT (18%), Amministrazione (16%), Operation (15%) e Produzione (14%). 

I principali settori di ricollocazione sono stati metalmeccanico, impianti, elettronica (25%), commercio e servizi (16%), ICT (15%), tessile (15%) e alimentare (14%).

“Uno strumento strategico per la transizione di carriera”

“Non solo è sceso il tempo medio di reinserimento lavorativo, ma la soddisfazione dei candidati per il nuovo impiego è complessivamente aumentata – commenta Roberta Bullo, direttore generale di Uomo e Impresa -: il 30%, infatti, lo ritiene superiore, e il 55% in linea con il precedente. Un risultato che noi di Uomo e Impresa riteniamo fondamentale. Un trend positivo degli ultimi 5 anni, ottenuto attraverso un ascolto costante e percorsi di coaching sempre più innovativi, che valorizzano le qualità e le competenze di ciascun candidato. L’outplacement si conferma così uno strumento strategico per la transizione di carriera, l’employability delle persone e il supporto alla stabilità professionale”.

Supply Chain Finance: un mercato potenziale da 563-575 miliardi

Dopo aver raggiunto 560 miliardi di euro nel 2022, con una crescita del +10,2% sull’anno precedente, il mercato potenziale del credito di filiera in Italia prosegue la sua espansione nel 2023, con una crescita stimata tra lo 0,5% e il 3%, per attestarsi su un valore di 563-575 miliardi di euro di crediti commerciali complessivi.
Circa un quarto del mercato potenziale è già servito da soluzioni di Supply Chain Finance (23%), che nel 2023 raggiungono un valore di circa 130 miliardi di euro.

Tra inflazione e aumento dei tassi d’interesse, nel 2023 si è ridotta la liquidità delle imprese italiane, e il Supply Chain Finance ha acquisito un nuovo ruolo strategico per l’accesso al credito, permettendo di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera.
Emerge dall’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano.

Le soluzioni più usate

Tra le soluzioni più utilizzate nel 2023, il Factoring (la cessione di crediti commerciali a operatori specializzati), stabile a 60,4 miliardi di euro, e l’Anticipo Fattura, anch’esso stabile a 54 miliardi.

Segue a distanza il Reverse Factoring (la partnership per favorire la cessione delle fatture ai fornitori sfruttando il merito creditizio del cliente), in crescita record del +10% (8,9 miliardi), il Confirming (la soluzione in cui il debitore cedente rilascia all’operatore finanziario un’autorizzazione al pagamento dei fornitori), a 1,6 miliardi di euro (-2%), e il Purchase Order Finance (l’utilizzo di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per un finanziamento), in aumento del 1% (1,1 miliardi di euro).

Aumenta la conoscenza e l’adozione degli strumenti

Nonostante abbiano ancora volumi limitati, crescono in modo sensibile la Carta di Credito B2B (+13%, 3,5 miliardi di euro), il Dynamic Discounting (che consente il pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo, +32%, 0,7 miliardi) e l’Invoice Trading, marketplace per la cessione del credito, che consente a terze parti di investire nelle fatture emesse dalle aziende (+24%, 0,5 miliardi).

Si evidenzia, inoltre, una nuova soluzione di Supply Chain Finance, il Buy Now Pay Later B2B, una modalità di pagamento che consente alle imprese clienti di un grande fornitore capofiliera di acquistare i prodotti o servizi posticipando il pagamento di 30, 60 o 90 giorni rispetto ai termini di pagamento tradizionali.

Un elemento chiave per offrire un accesso agevolato al credito

“Nel corso del 2023, il rallentamento macroeconomico tra tensioni geopolitiche e inflazione ha introdotto nuove sfide per le catene di approvvigionamento globali, mentre l’incessante aumento dei tassi d’interesse ha ulteriormente innalzato i costi di finanziamento per le imprese – afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio -. In questo scenario complesso, il Supply Chain Finance è un elemento chiave per offrire un accesso agevolato al credito per le imprese in difficoltà. Un alleato in grado di soddisfare il bisogno di liquidità e finanziare il capitale circolante, sfruttando le relazioni di filiera che potrebbero ridurre il costo del capitale”.

Le ricerche lo confermano: la sostenibilità è il nuovo trend dei consumi

Sono diverse le indagini che studiano i comportamenti di consumo degli italiani, che grazie ‘all’effetto Greta’ e alle numerose iniziative connesse all’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si dimostrano sempre più informati sulle pratiche sostenibili.

Oggi la sostenibilità non solo è un trend per le aziende, ma anche per i cittadini che la considerano una bussola per le proprie azioni quotidiane.
Ad esempio, da uno studio condotto nel 2023 dalla Fondazione Fratelli Tutti, emerge che il 78% del campione afferma di conoscere bene o discretamente la sostenibilità economica, sociale e ambientale. La contrario, il 22% dichiara di averne una conoscenza superficiale o di non sapere cosa sia.

Dal 2002 le pratiche di consumo responsabile crescono del +219%

I dati dell’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione Sociale rilevano come nel triennio 2018-2020 circa due terzi della popolazione italiana segua pratiche di consumo responsabile, con un incremento del +219% rispetto al dato contenuto nel rapporto Iref del 2002.

D’altra parte, si assiste alla polarizzazione delle pratiche tra i cittadini interessati e attivi (circa 60%) e gli ‘indifferenti’ che, pur essendo informati, dichiarano in modo crescente di non essere interessati a pratiche di consumo sostenibile.
Ma perché se la sostenibilità si sta affermando come tema centrale nella comunicazione, molti cittadini si dichiarano ‘indifferenti’?

Quali sono gli ostacoli alle scelte sostenibili?

Insomma, cosa frena le persone dal comportarsi in modo responsabile? La ricerca di Fondazione Unipolis e condotta da NeXt Economia cerca di dare una risposta a questa domanda, indagando le cause del perché nel corso del tempo un crescente numero di persone esprima la volontà di adottare abitudini di consumo sostenibili, ma la volontà non sempre trovi riscontro nella pratica e quindi nei comportamenti d’acquisto.

Secondo una ricerca di Procter & Gamble Italia insieme all’Istituto Piepoli, il tempo e la praticità sembrano essere i principali ostacoli alle scelte sostenibili, che insieme alle asimmetrie informative influiscono sulla percezione e l’effettiva importanza di un’azione concreta.

Un questionario per rilevare livelli di consapevolezza e forme di partecipazione

Il questionario ‘Indicatori per un nuovo paradigma economico sostenibile’ messo a punto dall’indagine, oltre a monitorare negli anni lo stato di avanzamento del nuovo paradigma economico fra i cittadini italiani, vuole rilevare i diversi livelli di consapevolezza e le diverse forme di partecipazione. 

La compilazione sarà possibile attraverso il modulo online fino al 29 marzo 2024. La partecipazione del maggior numero di persone sarà fondamentale per approfondire le cause che non permettono una massiccia partecipazione dei cittadini alle azioni quotidiane di consumo responsabile. Nonché a implementare strategie per una crescente diffusione dei principi e dei valori di sostenibilità.

Italia, quinto Paese al mondo più colpito da ransomware

Le frodi informatiche stanno registrando una rapida accelerazione, specie sulle piattaforme più popolari come Facebook e Whatsapp e su quelle di criptovalute. Lo rivela l’ultimo rapporto sulla sicurezza informatica di Swascan, realtà del Tinexta Group. Strumenti digitali di uso comune, tra cui il pacchetto Office 360 (17,8%), Facebook (11,5%) e WhatsApp (3,9%), sono diventati i principali bersagli dei cybercriminali. 

“Attaccati” anche programmi come Office365

Il report rivela che l’Italia è tra i cinque paesi più colpiti a livello globale dagli attacchi ransomware, che possono “infettare” dispositivi come PC, tablet, smartphone e smart TV, bloccando l’accesso ai dati fino al pagamento di un riscatto.

I comuni programmi software, i social network, le app di messaggistica istantanea e persino le criptovalute e i portafogli digitali sono sempre più soggetti ad attacchi da parte dei criminali informatici, in particolare attraverso il phishing. Il rapporto “Threatland” di Swascan evidenzia che i programmi più colpiti a livello mondiale sono Office365 (17,8%), Facebook (11,5%), WhatsApp (3,9%), Outlook (2,4%) e “Crypto/Wallet” (2,1%), confermando che il phishing è la tipologia di cyberattack più diffusa a livello globale.

Attacchi sempre “più subdoli e aggressivi”

Il phishing sfrutta tecniche sofisticate, soprattutto attraverso e-mail o messaggi ingannevoli, per ingannare gli utenti e ottenere informazioni riservate. Nel secondo semestre del 2023, riferisce Adnkronos, sono stati registrati a livello mondiale ben 448.665 portali dedicati al phishing. Il CEO di Swascan, Pierguido Iezzi, sottolinea la rapida evoluzione di questa realtà digitale, con attacchi sempre più subdoli e aggressivi, facilitati dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale.

La cybersecutrity è una priorità 

Iezzi afferma che la cybersecurity è diventata una priorità ineludibile, e le aziende devono investire per rafforzare le misure di sicurezza dei loro sistemi informatici. Sottolinea l’importanza di un impegno volto a garantire resistenza e resilienza non solo per il tessuto produttivo del paese, ma anche per l’intero sistema Italia. Le organizzazioni, soprattutto le PMI, devono essere supportate attraverso collaborazioni pubblico-privato e incentivi finanziari per contrastare le minacce cibernetiche.

Le PMI italiane le più colpite

Riguardo al ransomware, il rapporto evidenzia che in Italia nel 2023 il 77% delle vittime è rappresentato da piccole e medie imprese con un fatturato inferiore a 250 milioni di dollari. Nel secondo semestre gli attacchi ransomware hanno registrato un deciso aumento (+44%), portando l’Italia dall’11º al 5º posto tra i paesi più colpiti al mondo, con 88 attacchi totali.

Lockbit è stato il gruppo di hacker più attivo a livello globale, con 526 attacchi, di cui 18 in Italia, prima di essere recentemente bloccato dalle autorità di USA, Gran Bretagna ed Europol. I settori italiani maggiormente colpiti includono servizi (21%) e manifatturiero (20%), seguiti da sanità (11%) e tecnologia (9%). L’analisi sottolinea la pervasività della minaccia ransomware anche in settori come servizi pubblici, logistica, lusso e alimentare. La maggior parte delle aziende colpite (58%) ha un numero di dipendenti compreso tra 1 e 50, concentrandosi principalmente nel Nord (56%) e nel Centro Italia (37%).

Tra IA e valori umani, come si scrive il CV perfetto?

Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 si è assistito a un fenomeno singolare, quello delle grandi dimissioni. Un trend già iniziato nel 2022, che nell’Unione Europea ha portato complessivamente all’abbandono di circa 2 milioni e 200 mila posti di lavoro. Si tratta di un aumento del 12,1% su base annua, con 529 mila dimissioni solo nell’ultimo trimestre. Le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, stanno ridefinendo il panorama del lavoro, influenzando sia la selezione dei talenti da parte dei datori di lavoro sia la ricerca di nuove opportunità da parte dei candidati.

I recruiter utilizzeranno sempre più strumenti di intelligenza artificiale

Amanda Augustine, consulente sulla carriera di CVapp, evidenzia che nel 2024 assisteremo a un crescente utilizzo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale da parte di recruiter per migliorare l’efficienza e la qualità delle loro attività professionali. Lo stesso discorso vale anche per i professionisti che si candidano per un nuovo ruolo professionale. Attraverso piattaforme dedicate, sarà possibile ottimizzare il curriculum vitae e ricevere un feedback quasi istantaneo, riducendo il tempo necessario per aggiornare e personalizzare il proprio profilo.

Sintetizzare le skills e colpire chi legge

L’aggiornamento delle competenze rimane fondamentale, così come la cura del curriculum vitae, che deve sintetizzare al meglio le esperienze lavorative e colpire chi legge in pochi secondi. La preparazione al colloquio può essere semplificata grazie agli strumenti di intelligenza artificiale, che offrono consigli su come rispondere a quesiti specifici e simulano colloqui su ruoli analoghi.

La chiarezza paga

Tuttavia, l’esperta sottolinea l’importanza di non affidarsi esclusivamente agli strumenti di intelligenza artificiale per la redazione del curriculum vitae. È cruciale evitare l’invio di layout non convenzionali e preferire invece un documento con intestazioni chiare, linguaggio semplice, parole chiave rilevanti e senza caratteri personalizzati o immagini.

Il lato umano resta prioritario

Parallelamente, nella ricerca di un nuovo lavoro resta fondamentale l’aspetto umano. La cura del branding personale su piattaforme come LinkedIn è essenziale non solo per trovare nuove opportunità, ma anche per stabilire connessioni e farsi conoscere.

In conclusione, il panorama lavorativo sta subendo una trasformazione grazie alle nuove tecnologie, ma l’equilibrio tra strumenti digitali e l’approccio umano rimane cruciale per il successo nella ricerca di lavoro.

Influencer, gli italiani si fidano ancora?

Il mondo dell’influencer marketing si conferma come un potente motore economico, con un giro d’affari certificato dalla Commissione europea di quasi 20 miliardi di euro nel 2023. Una simile cifra sottolinea il ruolo ormai consolidato che questo comparto riveste nelle strategie di brand e aziende a livello globale, influenzando le abitudini quotidiane di una larga parte di italiani.

Il rapporto tra italiani e influencer 

Anche i dati ufficiali confermano l’importanza di questo settore nella vita quotidiana dei cittadini italiani. La fotografia è stata scattata da BVA Doxa e FLU, azienda specializzata in influencer marketing, che hanno condotto un’indagine nel periodo dal 18 al 23 gennaio 2024.

Il focus della ricerca è stato il rapporto tra i follower e gli influencer, analizzando la variazione di questa relazione tra ottobre 2022 e gennaio 2024, un periodo particolarmente significativo anche in seguito al “caso Pandoro” e alle vicissitudini di Chiara Ferragni.

Frequenza, fiducia, acquisti: l’analisi dei social media

Tra le evidenze del report, ci sono una serie di parametri molto interessanti, quali la frequenza di accesso, l’affidabilità degli influencer o la capacità delle sponsorizzate di incentivare gli acquisti. Ecco cosa si scopre. Il 94% degli utenti accede a Instagram almeno una volta al giorno, con l’82% che lo fa più volte al giorno.

Nonostante i fatti recenti, la fiducia degli italiani verso gli influencer rimane elevata, con quasi il 90% del campione che si fida degli influencer che segue. Inoltre, il 77% dei follower è in grado di riconoscere se un contenuto è sponsorizzato o meno. Ma le sponsorizzazioni funzionano? Il 62% degli intervistati apprezza le sponsorizzazioni e per l’86% il post sui social media rappresenta ancora il punto di partenza per un successivo acquisto, con un aumento del 3% rispetto al 2022. Ma c’è di più: oltre due italiani su tre affermano di aver acquistato un prodotto perché lo hanno visto sponsorizzato sui social media.

Competenza e trasparenza

Se ci si fida degli influencer, è perchè forse sono più qualificati. Rispetto al 2022, la “competenza” degli influencer è cresciuta di ben 4 punti, posizionandosi insieme alla “trasparenza” come l’aspetto più importante per gli utenti.
L’indagine delinea un quadro in cui la fiducia nei confronti degli influencer rimane stabile, confermando il loro impatto nei processi d’acquisto degli utenti italiani. Il social media, in particolare Instagram, continua a svolgere un ruolo chiave nella vita digitale quotidiana.

Come cambia la società? Lo rivela una “radiografia” delle interazioni web 

Di cosa discutono gli italiani sul web e sui social? Di diversi temi, che spaziano dallo sport alle preoccupazioni legate alla situazione economica e geopolitica. Lo rivela un’analisi condotta da SocialData, spin-off di Urban Vision e SocialCom, che offre uno sguardo approfondito sui mutamenti in atto nella nostra società, sondando preoccupazioni, sentimenti e speranze degli nostri connazionali.

Il calcio è l’argomento numero uno

Il calcio, nel 2023, si conferma come il tema in grado di catalizzare l’attenzione degli utenti italiani sui social media. La ricerca mette in luce che sono state registrate oltre 2,8 miliardi di interazioni su post, commenti e condivisioni legate al campionato.

La classifica delle tematiche più discusse vede appunto il calcio al primo posto, seguito da Reati e Sicurezza con 1,8 miliardi e Politica e Governo con 1,6 miliardi. Questi dati delineano un contrasto, indicando che gli italiani cercano svago per distogliersi dalle inquietudini quotidiane.

I timori: inflazione e guerre

Nella top 10 delle discussioni più animate emergono anche l’inflazione con 880 milioni di interazioni e le guerre con 197 milioni, evidenziando la pluralità di interessi e preoccupazioni della società italiana.

In politica la protagonista è Meloni

La premier Giorgia Meloni si conferma come la figura politica più “discussa” nel 2023, generando oltre 253 milioni di interazioni nei contenuti che la menzionano direttamente. Dietro di lei, Matteo Salvini con 70,5 milioni e Elly Schlein con 47,6 milioni. Altri politici come Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Antonio Tajani, Emma Bonino e Nicola Fratoianni riscuotono anch’essi un notevole interesse sui canali social e web.

Sempre legato al tema politica, la scomparsa di Silvio Berlusconi ha suscitato un’enorme commozione sui social, generando oltre 672.000 conversazioni. La notizia ha dominato le discussioni nel mese di giugno.

Il tema lavoro suscita… rabbia

Il lavoro è una delle principali tematiche discusse su web e socia, con oltre 11 milioni di contenuti. La rabbia è l’emozione dominante, e riguarda il 31% dei post analizzati. In particolare, si registrano oltre 129 milioni di interazioni sugli stipendi, 23 milioni sulle morti bianche e 20 milioni sulla disoccupazione.

Aumenta la preoccupazione per l’ambiente

Gli utenti italiani dimostrano un crescente interesse per i cambiamenti climatici, con 789 milioni di interazioni su tematiche ambientali. Di queste, oltre 338 milioni riguardano il climate change in senso stretto e i fenomeni atmosferici estremi, mentre 54 milioni si riferiscono alla raccolta differenziata.

Elezioni europee, opinioni polarizzate

Un focus sulle elezioni europee di giugno rivela una forte polarizzazione degli utenti, con il 58% delle conversazioni orientate a destra e il 35% a sinistra. Gli argomenti predominanti riguardano economia (19%), cultura (16%), salute (10%) e immigrazione (8%).

Il futuro della cybersecurity industriale: le previsioni per il 2024

Quali sono le sfide che dovranno affrontare le realtà industriali in merito alla cybersecurity? Kaspersky, tramite il suo Industrial Control Systems Cyber Emergency Response Team (ICS CERT), ha presentato le previsioni per il 2024, delineando le criticità del presente e dell’immediato futuro in merito alla sicurezza. Tuttavia, prima di guardare al domani, l’analisi retrospettiva ha messo in luce anche i temi chiave del 2023.

In particolare, la ricerca dell’efficienza nei sistemi IIoT e SmartXXX ha contribuito ad ampliare la superficie di attacco, mentre l’impennata dei prezzi dei fornitori energetici ha portato a un aumento dei costi dell’hardware, favorendo il passaggio strategico verso i servizi cloud. Il crescente coinvolgimento del governo nei processi industriali ha inoltre introdotto nuovi rischi, tra cui le preoccupazioni per le fughe di dati dovute a dipendenti non qualificati e a procedure non adeguate di comunicazione responsabile.

Ransomware: prima minaccia per le aziende

Le previsioni per il 2024 indicano che il ransomware rimarrà la principale preoccupazione per le imprese industriali. Grandi organizzazioni, fornitori e società logistiche di rilievo saranno particolarmente a rischio, con potenziali conseguenze gravi sia in ambito economico sia sociale.

Si prevede che i criminali informatici punteranno a imprese capaci di pagare riscatti importanti, con conseguenti significative interruzioni nella produzione e nelle consegne.

Hacktivism cosmopolitico: le conseguenze distruttive

Si prevede un’intensificazione dell’hacktivism a sfondo geopolitico, con conseguenze più distruttive. Oltre alle proteste specifiche per ogni paese, l’analisi anticipa un aumento dell’hacktivism cosmopolitico guidato da programmi socioculturali ed economici come l’eco-hacktivism. Questa varietà di motivazioni aggiunge complessità e sfide al panorama delle minacce.

Le offensive cybersecurity

L’uso della “offensive cybersecurity” per raccogliere informazioni sulle minacce informatiche avrà conseguenze contrastanti. Se da un lato può migliorare la sicurezza aziendale fornendo indicazioni precoci di potenziali compromissioni, dall’altro potrebbe anche rendere sottilissimo il confine fra zona grigia e zona d’ombra.

Le attività informatiche a scopo di lucro, utilizzando strumenti commerciali e open-source, potrebbero operare in modo più sommerso, rendendo difficile il loro rilevamento.

Gli attacchi a logistica e trasporti

La rapida automazione e la digitalizzazione della logistica e dei trasporti mettono davanti a nuove sfide, facendo convergere crimini informatici e tradizionali. Tra queste sfide, spiccano soprattutto il furto di veicoli e merci, la pirateria marittima e il contrabbando. I cyberattacchi non mirati possono avere conseguenze anche nel mondo “fisico”, specialmente nei settori fluviale, marittimo, su strada e con veicoli speciali.