Energia solare “solidale” per i meno abbienti alle Vallette di Torino

Nella suggestiva cornice di Piazza Eugenio Montale a Torino, si è accesa una nuova luce di speranza.

Sono stati infatti recentemente installati dei pannelli solari sul tetto della Chiesa di Santa Maria di Nazareth, i quali non solo forniranno energia alla parrocchia, ma contribuiranno anche ad alleviare le spese energetiche di famiglie in difficoltà economica.

Si tratta di una iniziativa innovativa che certamente fornirà un aiuto concreto alle persone per le quali è stata pensata, e che pone la tecnologia più avanzata al servizio di chi ne ha veramente bisogno.

Quest’evento segna dunque l’inizio di un progetto che unisce solidarietà, innovazione e sostenibilità per la comunità delle Vallette, un quartiere della Circoscrizione 5 di Torino.

Un’iniziativa spontanea

Da più di un anno, un gruppo di volontari in stretto contatto con alcuni esponenti del Comune di Torino, si è impegnato con il parroco locale per trovare una soluzione al crescente onere dei costi di approvvigionamento energetico, cui le famiglie non riescono più a far fronte se non con difficoltà.

Questo impegno ha portato alla nascita della “Comunità energetica rinnovabile Vallette“, composta dalla chiesa e otto soci selezionati tra le persone più bisognose dal punto di vista economico.

Una iniziativa unica nel suo genere in Italia e che probabilmente farà da apripista ad altre comunità analoghe sul territorio nazionale.

L’impianto fotovoltaico

Grazie ad un finanziamento particolarmente vantaggioso è stato possibile installare un impianto fotovoltaico sul tetto di Santa Maria di Nazareth, il quale ha una capacità di 20 kWp (chilowattpicco).

L’obiettivo primario è quello di riuscire a ridurre le bollette energetiche delle famiglie in difficoltà economica, oltre a contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.

Il Comune di Torino ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa come punto di partenza per ulteriori progetti legati alle comunità energetiche, evidenziando il lungo impegno del Consiglio Comunale su questo tema.

D’altronde già da diversi anni il fotovoltaico Torino fa registrare numeri in crescita, cosiderando che il capoluogo piemontese è la quarta provincia italiana per numero di nuovi impianti fotovoltaici installati.

Impatto sociale ed economico

È stato dunque ribadito l’aspetto sociale di questa operazione, enfatizzando l’importanza della coesione comunitaria per la produzione energetica in un territorio più fragile.

Da un punto di vista economico, l’uso dei pannelli solari si tradurrà in un risparmio stimato del 15% sull’energia elettrica, un sollievo significativo per le famiglie interessate.

Si tratta di un risparmio davvero interessante dunque, che potrebbe consentire alle famiglie di ridurre la spesa annua per l’approvvigionamento elettrico di diverse centinaia di euro.

È stata inoltre puntualizzata l’urgenza di accelerare sui tempi per affrontare il tema dello scorporo in bolletta. A parte questo si è voluto evidenziare il notevole potenziale delle risorse interne della comunità per rigenerare il proprio contesto.

Educazione e orientamento

In particolare gli esponenti del Comune di Torino hanno deciso di evidenziare l’importanza del supporto fornito agli abitanti, coinvolgendoli in una breve formazione sul corretto utilizzo dell’energia solare e sull’adeguata scelta degli elettrodomestici.

Gli esperti coinvolti hanno affiancato le famiglie in questo percorso, puntando sulla responsabilizzazione nell’uso delle risorse energetiche e sul come è possibile evitare gli sprechi.

Il risparmio sui costi energetici infatti, prima ancora che dalla tecnologia a disposizione, nasce proprio dalla consapevolezza dell’evitare di sprecare energia quando ciò non è necessario.

Questa iniziativa, nata nel cuore delle Vallette, è solo l’inizio di un movimento che si propone di estendersi ad altri quartieri come Borgo Vittoria.

Un progetto che non solo offre soluzioni energetiche innovative ma crea una comunità più forte, consapevole e unita nel perseguire la sostenibilità sociale ed economica.

Aria condizionata canalizzata e domotica: le nuove frontiere del comfort

Immagina di poter controllare la temperatura di casa con un semplice tocco sullo smartphone, o di riuscire a programmare l’accensione e lo spegnimento dell’aria condizionata in base alle tue esigenze o abitudini.

Tutto questo è possibile grazie all’integrazione tra aria condizionata canalizzata e domotica, una combinazione che offre un comfort senza precedenti con un’occhio ai consumi.

Se non sai di cosa stiamo parlando esattamente, di seguito ti proponiamo una panoramica completa sulla domotica applicata alla climatizzazione dell’aria in casa.

Cos’è la domotica?

La domotica è l’insieme delle tecnologie che permettono di automatizzare la tua casa, rendendola più “intelligente” e confortevole allo stesso tempo.

Grazie alla domotica è possibile controllare diversi dispositivi elettronici come luci, elettrodomestici e impianti di climatizzazione; il tutto da un’unica interfaccia, come un’app per smartphone o un tablet.

Come la domotica può controllare l’aria condizionata canalizzata?

L’aria condizionata canalizzata è un sistema di climatizzazione che distribuisce l’aria fresca in tutti gli ambienti della casa attraverso un sistema di tubi nascosti nel controsoffitto.

La domotica permette di controllare diversi aspetti dell’impianto di aria condizionata canalizzata, tra cui:

  • La temperatura: è possibile impostare la temperatura desiderata in ogni ambiente di  casa, creando un comfort personalizzato.
  • L’accensione e lo spegnimento: è possibile programmare l’accensione e lo spegnimento dell’impianto in base alle proprie esigenze, evitando così sprechi di energia.
  • La velocità della ventola: è possibile regolare la velocità della ventola per ottenere il livello di comfort desiderato.
  • La modalità di funzionamento: è possibile scegliere tra diverse modalità di funzionamento, come la modalità “deumidificatore”, la modalità “notte” o la modalità “risparmio energetico”.

I vantaggi dell’integrazione tra aria condizionata canalizzata e domotica

L’integrazione tra aria condizionata canalizzata e domotica offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Comfort personalizzato: è possibile ottenere un comfort personalizzato in ogni ambiente di casa, adattando la temperatura ed il livello di umidità alle proprie esigenze.
  • Efficienza energetica: la domotica permette di ottimizzare i consumi energetici, evitando così sprechi legati all’utilizzo non necessario dell’impianto.
  • Controllo da remoto: è possibile controllare l’impianto di aria condizionata da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, tramite un’app per smartphone o un tablet.
  • Sicurezza: la domotica può essere utilizzata per monitorare l’impianto di aria condizionata e per ricevere notifiche in caso di anomalie.

Ad esempio, pensa ai vantaggi di poter iniziare a rinfrescare casa un’ora prima del tuo rientro, accendendo l’impianto con un semplice tocco sul tuo smartphone: troveresti il clima ideale sin dal primo momento.

Tra l’altro è possibile anche decidere di climatizzare solo la zona giorno o solo quella notte, in base alle tue preferenze o momento della giornata. Ciò consente di evitare inutili sprechi e garantire a tutti una temperatura e un livello di umidità dell’aria adeguato.

Come implementare un sistema di domotica per l’aria condizionata canalizzata

Per implementare un sistema di domotica per l’aria condizionata canalizzata è necessario:

  • Avere un impianto di aria condizionata canalizzata che sia compatibile con la domotica: esistono diversi modelli di impianti di aria condizionata canalizzata predisposti per questo tipo di funzionamento.
  • Un sistema domotico: esistono diversi sistemi domotici sul mercato, con diverse funzionalità e prezzi. I principali sono quello distribuito, centralizzato e misto.
  • Un dispositivo per il controllo da remoto: è possibile utilizzare uno smartphone, un tablet o un altro dispositivo connesso a internet per controllare l’impianto di aria condizionata anche quando non si è in casa.

Conclusioni

L’integrazione tra aria condizionata canalizzata e domotica rappresenta una nuova frontiera per il comfort tra le mura di casa.

Grazie a questa opportunità, che tante persone sfruttano già, è possibile rendere il tuo appartamento un luogo ancora più comfortevole da vivere e al tempo stesso ottimizzare i consumi.

Internet of Things: nel 2023 cresce del +9% e sfiora i 9 miliardi di euro 

Secondo la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato italiano dell’Internet of Things nel 2023 raggiunge un valore di 8,9 miliardi di euro, (+9%), di cui la fetta più grande è rappresentata dalla Smart Car, con un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro (18% del totale).

Seguono le applicazioni IoT nel mondo utility (Smart Metering e Smart Asset Management, 1,38 miliardi, +1%), Smart Building (1,3 miliardi, -1%), Smart City (950 milioni, +15%), Smart Factory (905 milioni, +16%), Smart Home (810 milioni, + 5%), Smart Logistics (770 milioni, +8%), Smart Agricolture (570 milioni, +6%) e Smart Asset Management (330 milioni, +7%).
Nel 2023 sono stati installati altri 750.000 contatori gas connessi, l’87% del parco complessivo,1,7 milioni contatori elettrici di seconda generazione (71%), 850.000 contatori smart per l’acqua (17%).

I numeri degli oggetti connessi

Gli oggetti connessi attivi in Italia sono 140 milioni, poco più di 2,4 per abitante. Inoltre A fine 2023 si contano 41 milioni di connessioni IoT cellulari (+5% rispetto al 2022) e 100 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+17%).
Tra queste, una spinta importante arriva dalle reti LPWA (Low Power Wide Area) che passano da 2,4 milioni a 3 milioni di connessioni.

Parallelamente, l’offerta di soluzioni IoT continua a evolvere, con un numero crescente di aziende in grado di raccogliere grandi quantità di dati dagli oggetti connessi, grazie ai quali è possibile integrare l’offerta con nuovi servizi di valore.
Questo approccio ha un impatto diretto sui numeri del mercato: i servizi raggiungono quota 4 miliardi di euro (+14%).

“Sfruttare l’enorme potenziale dell’integrazione con l’AI”

Due grandi sfide che il mercato dovrà affrontare riguardano l’integrazione tra IoT e Intelligenza Artificiale e la sostenibilità.

“È infatti proprio grazie all’effettiva capacità di sfruttare l’enorme potenziale derivante dall’integrazione tra IoT e AI che si porranno le basi per lo sviluppo del mercato futuro, grazie a nuovi scenari di utilizzo e ai numerosi benefici derivanti dall’impiego di dispositivi sempre più intelligenti – afferma Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio -. Anche la sostenibilità è sempre più al centro dell’attenzione di imprese e cittadini, e l’IoT può giocare un ruolo importante”.

Lo stop agli incentivi rallenta l’industrial IoT

Nonostante la crescita del valore di mercato, nel 2023 si assiste a un rallentamento nel lancio di nuovi progetti Industrial IoT, con il 18% delle grandi aziende ha avviato progetti nel corso dell’ultimo anno rispetto al 31% del 2022 e al 21% del 2021.
Un calo imputabile soprattutto al dimezzamento degli incentivi, che ormai hanno un impatto diretto sull’avvio di nuovi progetti.

“A testimonianza di ciò – evidenzia Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio -, quasi la metà delle imprese (48%) ha attribuito un ruolo chiave agli incentivi nella decisione di attivare progettualità di Smart Factory in passato. Nel biennio 2024-25, grazie al nuovo Piano di Transizione 5.0 che prevede lo stanziamento di 6,3 miliardi di euro, ci si augura che questa tendenza potrà essere finalmente invertita”.

Outplacement: servono 4 mesi per trovare un nuovo lavoro

Le statistiche evidenziano che rispetto al 2022 è triplicato il numero di persone ricollocate attraverso un’attività autonoma, passate dal 10% al 30%.
Inoltre, si riduce il tempo medio di ricollocazione per chi ha perso il proprio lavoro e chiede un aiuto per ritrovarlo. Nel 2023 sono bastati 4 mesi per trovare un nuovo impiego, il 5% in meno rispetto all’anno precedente.

Ad affermarlo è l’ultimo report di Uomo e Impresa, la società di Outplacement del Gruppo Umana, che realizza annualmente un’indagine nazionale sul supporto individuale alla ricollocazione professionale, analizzando i profili delle persone coinvolte nelle attività di reinserimento lavorativo e consulenza di carriera.

Cala la ricollocazione a tempo indeterminato

Secondo il report, la ricollocazione con rapporti a tempo determinato è rimasta stabile, mentre è calata quella con contratti a tempo indeterminato. Gli uomini che hanno cercato un nuovo lavoro nel 2023 (56%) hanno superato le donne (44%), in controtendenza rispetto all’anno precedente. Inoltre, come spiegano gli specialisti di Outplacement e career coach di Uomo e Impresa, a essere ricollocati in maggior numero sono stati gli over 50, passati dal 53% al 59% del totale.

È poi cresciuto il numero degli under 40 (dal 15 al 18%), mentre sono diminuiti 40enni e 50enni che hanno cercato di reinserirsi nel mondo del lavoro, passati dal 32 al 23%.

L’identikit dei candidati

I candidati rivolti a Uomo e Impresa per riprendere l’attività lavorativa hanno perlopiù un’età matura e sono in prevalenza impiegati (40%), seguiti da dirigenti (26%), quadri (24%), operai (10%), provenienti soprattutto dall’Area Commerciale/Marketing (29%), ICT (18%), Amministrazione (16%), Operation (15%) e Produzione (14%). 

I principali settori di ricollocazione sono stati metalmeccanico, impianti, elettronica (25%), commercio e servizi (16%), ICT (15%), tessile (15%) e alimentare (14%).

“Uno strumento strategico per la transizione di carriera”

“Non solo è sceso il tempo medio di reinserimento lavorativo, ma la soddisfazione dei candidati per il nuovo impiego è complessivamente aumentata – commenta Roberta Bullo, direttore generale di Uomo e Impresa -: il 30%, infatti, lo ritiene superiore, e il 55% in linea con il precedente. Un risultato che noi di Uomo e Impresa riteniamo fondamentale. Un trend positivo degli ultimi 5 anni, ottenuto attraverso un ascolto costante e percorsi di coaching sempre più innovativi, che valorizzano le qualità e le competenze di ciascun candidato. L’outplacement si conferma così uno strumento strategico per la transizione di carriera, l’employability delle persone e il supporto alla stabilità professionale”.

Supply Chain Finance: un mercato potenziale da 563-575 miliardi

Dopo aver raggiunto 560 miliardi di euro nel 2022, con una crescita del +10,2% sull’anno precedente, il mercato potenziale del credito di filiera in Italia prosegue la sua espansione nel 2023, con una crescita stimata tra lo 0,5% e il 3%, per attestarsi su un valore di 563-575 miliardi di euro di crediti commerciali complessivi.
Circa un quarto del mercato potenziale è già servito da soluzioni di Supply Chain Finance (23%), che nel 2023 raggiungono un valore di circa 130 miliardi di euro.

Tra inflazione e aumento dei tassi d’interesse, nel 2023 si è ridotta la liquidità delle imprese italiane, e il Supply Chain Finance ha acquisito un nuovo ruolo strategico per l’accesso al credito, permettendo di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera.
Emerge dall’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano.

Le soluzioni più usate

Tra le soluzioni più utilizzate nel 2023, il Factoring (la cessione di crediti commerciali a operatori specializzati), stabile a 60,4 miliardi di euro, e l’Anticipo Fattura, anch’esso stabile a 54 miliardi.

Segue a distanza il Reverse Factoring (la partnership per favorire la cessione delle fatture ai fornitori sfruttando il merito creditizio del cliente), in crescita record del +10% (8,9 miliardi), il Confirming (la soluzione in cui il debitore cedente rilascia all’operatore finanziario un’autorizzazione al pagamento dei fornitori), a 1,6 miliardi di euro (-2%), e il Purchase Order Finance (l’utilizzo di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per un finanziamento), in aumento del 1% (1,1 miliardi di euro).

Aumenta la conoscenza e l’adozione degli strumenti

Nonostante abbiano ancora volumi limitati, crescono in modo sensibile la Carta di Credito B2B (+13%, 3,5 miliardi di euro), il Dynamic Discounting (che consente il pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo, +32%, 0,7 miliardi) e l’Invoice Trading, marketplace per la cessione del credito, che consente a terze parti di investire nelle fatture emesse dalle aziende (+24%, 0,5 miliardi).

Si evidenzia, inoltre, una nuova soluzione di Supply Chain Finance, il Buy Now Pay Later B2B, una modalità di pagamento che consente alle imprese clienti di un grande fornitore capofiliera di acquistare i prodotti o servizi posticipando il pagamento di 30, 60 o 90 giorni rispetto ai termini di pagamento tradizionali.

Un elemento chiave per offrire un accesso agevolato al credito

“Nel corso del 2023, il rallentamento macroeconomico tra tensioni geopolitiche e inflazione ha introdotto nuove sfide per le catene di approvvigionamento globali, mentre l’incessante aumento dei tassi d’interesse ha ulteriormente innalzato i costi di finanziamento per le imprese – afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio -. In questo scenario complesso, il Supply Chain Finance è un elemento chiave per offrire un accesso agevolato al credito per le imprese in difficoltà. Un alleato in grado di soddisfare il bisogno di liquidità e finanziare il capitale circolante, sfruttando le relazioni di filiera che potrebbero ridurre il costo del capitale”.

Le ricerche lo confermano: la sostenibilità è il nuovo trend dei consumi

Sono diverse le indagini che studiano i comportamenti di consumo degli italiani, che grazie ‘all’effetto Greta’ e alle numerose iniziative connesse all’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si dimostrano sempre più informati sulle pratiche sostenibili.

Oggi la sostenibilità non solo è un trend per le aziende, ma anche per i cittadini che la considerano una bussola per le proprie azioni quotidiane.
Ad esempio, da uno studio condotto nel 2023 dalla Fondazione Fratelli Tutti, emerge che il 78% del campione afferma di conoscere bene o discretamente la sostenibilità economica, sociale e ambientale. La contrario, il 22% dichiara di averne una conoscenza superficiale o di non sapere cosa sia.

Dal 2002 le pratiche di consumo responsabile crescono del +219%

I dati dell’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione Sociale rilevano come nel triennio 2018-2020 circa due terzi della popolazione italiana segua pratiche di consumo responsabile, con un incremento del +219% rispetto al dato contenuto nel rapporto Iref del 2002.

D’altra parte, si assiste alla polarizzazione delle pratiche tra i cittadini interessati e attivi (circa 60%) e gli ‘indifferenti’ che, pur essendo informati, dichiarano in modo crescente di non essere interessati a pratiche di consumo sostenibile.
Ma perché se la sostenibilità si sta affermando come tema centrale nella comunicazione, molti cittadini si dichiarano ‘indifferenti’?

Quali sono gli ostacoli alle scelte sostenibili?

Insomma, cosa frena le persone dal comportarsi in modo responsabile? La ricerca di Fondazione Unipolis e condotta da NeXt Economia cerca di dare una risposta a questa domanda, indagando le cause del perché nel corso del tempo un crescente numero di persone esprima la volontà di adottare abitudini di consumo sostenibili, ma la volontà non sempre trovi riscontro nella pratica e quindi nei comportamenti d’acquisto.

Secondo una ricerca di Procter & Gamble Italia insieme all’Istituto Piepoli, il tempo e la praticità sembrano essere i principali ostacoli alle scelte sostenibili, che insieme alle asimmetrie informative influiscono sulla percezione e l’effettiva importanza di un’azione concreta.

Un questionario per rilevare livelli di consapevolezza e forme di partecipazione

Il questionario ‘Indicatori per un nuovo paradigma economico sostenibile’ messo a punto dall’indagine, oltre a monitorare negli anni lo stato di avanzamento del nuovo paradigma economico fra i cittadini italiani, vuole rilevare i diversi livelli di consapevolezza e le diverse forme di partecipazione. 

La compilazione sarà possibile attraverso il modulo online fino al 29 marzo 2024. La partecipazione del maggior numero di persone sarà fondamentale per approfondire le cause che non permettono una massiccia partecipazione dei cittadini alle azioni quotidiane di consumo responsabile. Nonché a implementare strategie per una crescente diffusione dei principi e dei valori di sostenibilità.

Italia, quinto Paese al mondo più colpito da ransomware

Le frodi informatiche stanno registrando una rapida accelerazione, specie sulle piattaforme più popolari come Facebook e Whatsapp e su quelle di criptovalute. Lo rivela l’ultimo rapporto sulla sicurezza informatica di Swascan, realtà del Tinexta Group. Strumenti digitali di uso comune, tra cui il pacchetto Office 360 (17,8%), Facebook (11,5%) e WhatsApp (3,9%), sono diventati i principali bersagli dei cybercriminali. 

“Attaccati” anche programmi come Office365

Il report rivela che l’Italia è tra i cinque paesi più colpiti a livello globale dagli attacchi ransomware, che possono “infettare” dispositivi come PC, tablet, smartphone e smart TV, bloccando l’accesso ai dati fino al pagamento di un riscatto.

I comuni programmi software, i social network, le app di messaggistica istantanea e persino le criptovalute e i portafogli digitali sono sempre più soggetti ad attacchi da parte dei criminali informatici, in particolare attraverso il phishing. Il rapporto “Threatland” di Swascan evidenzia che i programmi più colpiti a livello mondiale sono Office365 (17,8%), Facebook (11,5%), WhatsApp (3,9%), Outlook (2,4%) e “Crypto/Wallet” (2,1%), confermando che il phishing è la tipologia di cyberattack più diffusa a livello globale.

Attacchi sempre “più subdoli e aggressivi”

Il phishing sfrutta tecniche sofisticate, soprattutto attraverso e-mail o messaggi ingannevoli, per ingannare gli utenti e ottenere informazioni riservate. Nel secondo semestre del 2023, riferisce Adnkronos, sono stati registrati a livello mondiale ben 448.665 portali dedicati al phishing. Il CEO di Swascan, Pierguido Iezzi, sottolinea la rapida evoluzione di questa realtà digitale, con attacchi sempre più subdoli e aggressivi, facilitati dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale.

La cybersecutrity è una priorità 

Iezzi afferma che la cybersecurity è diventata una priorità ineludibile, e le aziende devono investire per rafforzare le misure di sicurezza dei loro sistemi informatici. Sottolinea l’importanza di un impegno volto a garantire resistenza e resilienza non solo per il tessuto produttivo del paese, ma anche per l’intero sistema Italia. Le organizzazioni, soprattutto le PMI, devono essere supportate attraverso collaborazioni pubblico-privato e incentivi finanziari per contrastare le minacce cibernetiche.

Le PMI italiane le più colpite

Riguardo al ransomware, il rapporto evidenzia che in Italia nel 2023 il 77% delle vittime è rappresentato da piccole e medie imprese con un fatturato inferiore a 250 milioni di dollari. Nel secondo semestre gli attacchi ransomware hanno registrato un deciso aumento (+44%), portando l’Italia dall’11º al 5º posto tra i paesi più colpiti al mondo, con 88 attacchi totali.

Lockbit è stato il gruppo di hacker più attivo a livello globale, con 526 attacchi, di cui 18 in Italia, prima di essere recentemente bloccato dalle autorità di USA, Gran Bretagna ed Europol. I settori italiani maggiormente colpiti includono servizi (21%) e manifatturiero (20%), seguiti da sanità (11%) e tecnologia (9%). L’analisi sottolinea la pervasività della minaccia ransomware anche in settori come servizi pubblici, logistica, lusso e alimentare. La maggior parte delle aziende colpite (58%) ha un numero di dipendenti compreso tra 1 e 50, concentrandosi principalmente nel Nord (56%) e nel Centro Italia (37%).

Tra IA e valori umani, come si scrive il CV perfetto?

Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 si è assistito a un fenomeno singolare, quello delle grandi dimissioni. Un trend già iniziato nel 2022, che nell’Unione Europea ha portato complessivamente all’abbandono di circa 2 milioni e 200 mila posti di lavoro. Si tratta di un aumento del 12,1% su base annua, con 529 mila dimissioni solo nell’ultimo trimestre. Le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, stanno ridefinendo il panorama del lavoro, influenzando sia la selezione dei talenti da parte dei datori di lavoro sia la ricerca di nuove opportunità da parte dei candidati.

I recruiter utilizzeranno sempre più strumenti di intelligenza artificiale

Amanda Augustine, consulente sulla carriera di CVapp, evidenzia che nel 2024 assisteremo a un crescente utilizzo di strumenti basati sull’intelligenza artificiale da parte di recruiter per migliorare l’efficienza e la qualità delle loro attività professionali. Lo stesso discorso vale anche per i professionisti che si candidano per un nuovo ruolo professionale. Attraverso piattaforme dedicate, sarà possibile ottimizzare il curriculum vitae e ricevere un feedback quasi istantaneo, riducendo il tempo necessario per aggiornare e personalizzare il proprio profilo.

Sintetizzare le skills e colpire chi legge

L’aggiornamento delle competenze rimane fondamentale, così come la cura del curriculum vitae, che deve sintetizzare al meglio le esperienze lavorative e colpire chi legge in pochi secondi. La preparazione al colloquio può essere semplificata grazie agli strumenti di intelligenza artificiale, che offrono consigli su come rispondere a quesiti specifici e simulano colloqui su ruoli analoghi.

La chiarezza paga

Tuttavia, l’esperta sottolinea l’importanza di non affidarsi esclusivamente agli strumenti di intelligenza artificiale per la redazione del curriculum vitae. È cruciale evitare l’invio di layout non convenzionali e preferire invece un documento con intestazioni chiare, linguaggio semplice, parole chiave rilevanti e senza caratteri personalizzati o immagini.

Il lato umano resta prioritario

Parallelamente, nella ricerca di un nuovo lavoro resta fondamentale l’aspetto umano. La cura del branding personale su piattaforme come LinkedIn è essenziale non solo per trovare nuove opportunità, ma anche per stabilire connessioni e farsi conoscere.

In conclusione, il panorama lavorativo sta subendo una trasformazione grazie alle nuove tecnologie, ma l’equilibrio tra strumenti digitali e l’approccio umano rimane cruciale per il successo nella ricerca di lavoro.

Influencer, gli italiani si fidano ancora?

Il mondo dell’influencer marketing si conferma come un potente motore economico, con un giro d’affari certificato dalla Commissione europea di quasi 20 miliardi di euro nel 2023. Una simile cifra sottolinea il ruolo ormai consolidato che questo comparto riveste nelle strategie di brand e aziende a livello globale, influenzando le abitudini quotidiane di una larga parte di italiani.

Il rapporto tra italiani e influencer 

Anche i dati ufficiali confermano l’importanza di questo settore nella vita quotidiana dei cittadini italiani. La fotografia è stata scattata da BVA Doxa e FLU, azienda specializzata in influencer marketing, che hanno condotto un’indagine nel periodo dal 18 al 23 gennaio 2024.

Il focus della ricerca è stato il rapporto tra i follower e gli influencer, analizzando la variazione di questa relazione tra ottobre 2022 e gennaio 2024, un periodo particolarmente significativo anche in seguito al “caso Pandoro” e alle vicissitudini di Chiara Ferragni.

Frequenza, fiducia, acquisti: l’analisi dei social media

Tra le evidenze del report, ci sono una serie di parametri molto interessanti, quali la frequenza di accesso, l’affidabilità degli influencer o la capacità delle sponsorizzate di incentivare gli acquisti. Ecco cosa si scopre. Il 94% degli utenti accede a Instagram almeno una volta al giorno, con l’82% che lo fa più volte al giorno.

Nonostante i fatti recenti, la fiducia degli italiani verso gli influencer rimane elevata, con quasi il 90% del campione che si fida degli influencer che segue. Inoltre, il 77% dei follower è in grado di riconoscere se un contenuto è sponsorizzato o meno. Ma le sponsorizzazioni funzionano? Il 62% degli intervistati apprezza le sponsorizzazioni e per l’86% il post sui social media rappresenta ancora il punto di partenza per un successivo acquisto, con un aumento del 3% rispetto al 2022. Ma c’è di più: oltre due italiani su tre affermano di aver acquistato un prodotto perché lo hanno visto sponsorizzato sui social media.

Competenza e trasparenza

Se ci si fida degli influencer, è perchè forse sono più qualificati. Rispetto al 2022, la “competenza” degli influencer è cresciuta di ben 4 punti, posizionandosi insieme alla “trasparenza” come l’aspetto più importante per gli utenti.
L’indagine delinea un quadro in cui la fiducia nei confronti degli influencer rimane stabile, confermando il loro impatto nei processi d’acquisto degli utenti italiani. Il social media, in particolare Instagram, continua a svolgere un ruolo chiave nella vita digitale quotidiana.

Come cambia la società? Lo rivela una “radiografia” delle interazioni web 

Di cosa discutono gli italiani sul web e sui social? Di diversi temi, che spaziano dallo sport alle preoccupazioni legate alla situazione economica e geopolitica. Lo rivela un’analisi condotta da SocialData, spin-off di Urban Vision e SocialCom, che offre uno sguardo approfondito sui mutamenti in atto nella nostra società, sondando preoccupazioni, sentimenti e speranze degli nostri connazionali.

Il calcio è l’argomento numero uno

Il calcio, nel 2023, si conferma come il tema in grado di catalizzare l’attenzione degli utenti italiani sui social media. La ricerca mette in luce che sono state registrate oltre 2,8 miliardi di interazioni su post, commenti e condivisioni legate al campionato.

La classifica delle tematiche più discusse vede appunto il calcio al primo posto, seguito da Reati e Sicurezza con 1,8 miliardi e Politica e Governo con 1,6 miliardi. Questi dati delineano un contrasto, indicando che gli italiani cercano svago per distogliersi dalle inquietudini quotidiane.

I timori: inflazione e guerre

Nella top 10 delle discussioni più animate emergono anche l’inflazione con 880 milioni di interazioni e le guerre con 197 milioni, evidenziando la pluralità di interessi e preoccupazioni della società italiana.

In politica la protagonista è Meloni

La premier Giorgia Meloni si conferma come la figura politica più “discussa” nel 2023, generando oltre 253 milioni di interazioni nei contenuti che la menzionano direttamente. Dietro di lei, Matteo Salvini con 70,5 milioni e Elly Schlein con 47,6 milioni. Altri politici come Giuseppe Conte, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Antonio Tajani, Emma Bonino e Nicola Fratoianni riscuotono anch’essi un notevole interesse sui canali social e web.

Sempre legato al tema politica, la scomparsa di Silvio Berlusconi ha suscitato un’enorme commozione sui social, generando oltre 672.000 conversazioni. La notizia ha dominato le discussioni nel mese di giugno.

Il tema lavoro suscita… rabbia

Il lavoro è una delle principali tematiche discusse su web e socia, con oltre 11 milioni di contenuti. La rabbia è l’emozione dominante, e riguarda il 31% dei post analizzati. In particolare, si registrano oltre 129 milioni di interazioni sugli stipendi, 23 milioni sulle morti bianche e 20 milioni sulla disoccupazione.

Aumenta la preoccupazione per l’ambiente

Gli utenti italiani dimostrano un crescente interesse per i cambiamenti climatici, con 789 milioni di interazioni su tematiche ambientali. Di queste, oltre 338 milioni riguardano il climate change in senso stretto e i fenomeni atmosferici estremi, mentre 54 milioni si riferiscono alla raccolta differenziata.

Elezioni europee, opinioni polarizzate

Un focus sulle elezioni europee di giugno rivela una forte polarizzazione degli utenti, con il 58% delle conversazioni orientate a destra e il 35% a sinistra. Gli argomenti predominanti riguardano economia (19%), cultura (16%), salute (10%) e immigrazione (8%).